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La tradizione dell’aceto balsamico candidata a diventare patrimonio culturale dell’Unesco

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L’aceto balsamico è una delle eccellenze culinarie della nostra Italia con denominazione Dop e Igp e presto la sua tradizione potrebbe divenire patrimonio culturale immateriale dell’umanità. È ciò che si augura il Comune di Reggio Emilia che il mese scorso ha dato il via a una campagna per sostenere la candidatura Unesco della tradizione della storica produzione.

Fino al 12 febbraio 2023 i cittadini sono stati invitati a partecipare alla raccolta firme “Tradizione del Balsamico tra socialità, arte del saper fare e cultura popolare dell’Emilia centrale”.

Vero tesoro della collettività, attraverso la candidatura al Patrimonio culturale immateriale Unesco, puntiamo alla valorizzazione a livello internazionale dell’Aceto Balsamico. Tanti i luoghi in città messi a disposizione per la raccolta firme, affinché i reggiani possano contribuire al successo di un’iniziativa che conferirà ulteriore lustro a una delle nostre eccellenze più preziose, con una tradizione secolare che caratterizza la storia e l’identità del nostro territorio, aveva dichiarato l’assessora a Commercio e Attività produttive Mariafrancesca Sidoli.

L’iniziativa è stata portata avanti dal comitato formato dalla Reggiana Confraternita dell’Aceto Balsamico Tradizionale, dall’Accademia Aceto Balsamico Tradizionale Terre Di Canossa, dalla Consorteria dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Spilamberto e dall’Associazione Esperti Degustatori Aceto Balsamico Tradizionale di Modena.

Di recente il Comune di Modena ha presentato un Ordine del giorno per l’organizzazione di un “movimento a supporto della proposta che coinvolga istituzioni, soggetti pubblici e privati del settore agroalimentare, turistico e culturale” si legge sul sito del Comune.

La tradizione dell’aceto balsamico rappresenta la “sapienza popolare, cultura del fare e promozione di una storia secolare” queste le parole di Antonio Carpentieri del Consiglio comunale di Modena. Pochi mesi fa l’aceto balsamico tradizione è stato iscritto nell’Inventario nazionale del patrimonio agroalimentare italiano (Inpai). Si tratta di un passo fondamentale per la candidatura Unesco dell’oro nero.

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Fonte: Comune di ModenaComune di Reggio Emilia

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